La catena della gentilezza


La palestra della gentilezza

La gentilezza è come un muscolo. E come un muscolo può avere dimensioni ed estensioni diverse. E come un muscolo può essere allenata, migliorata. Non importa il suo stato attuale. Non importa se quel muscolo sia atrofizzato da tempo o se basti perfino un lieve movimento per procurargli dolore: quel muscolo esiste e può essere riabilitato, rieducato e riportato a un normale funzionamento. Questo può avvenire in modo naturale e spontaneo, o può essere incoraggiato e supportato da approcci e pratiche (nei prossimi giorni ve ne presento alcune). Rischiamo di dimenticare le sconfinate estensioni a cui questo muscolo può tendere e soprattutto rischiamo di dimenticare i benefici che ogni suo piccolo movimento porta, a noi e agli altri. Vorrei che questo luogo divenisse una sorta di piccola palestra della gentilezza, dove trovare ispirazione e stimoli per cercare di essere più gentili. Se ci abituiamo a provare sensazioni gentili, poi non vi rinunceremo. Io desidero essere più gentile. E vorrei condividere questo desiderio, qua, con qualcuno di voi. 

 
METTIAMO LA GENTILEZZA IN CIRCOLO

Un piccolo esercizio per allenare la nostra gentilezza e diffonderla sempre di più. Servono 60 secondi. Utilizziamo questo piccolo frangente di tempo per compiere un gesto gentile verso qualcuno. Non importa il destinatario (può essere un amico o un famigliare, ma anche uno sconosciuto - anzi più il destinatario è improbabile, ostico, più l’esercizio produce risultati sorprendenti). E non importa il gesto (può essere un semplice sorriso, un abbraccio, un regalo, un piccolo favore, una parola di conforto, uno sguardo…). E non importa neppure che il gesto sia ispirato o meno, perché l’ispirazione arriverà con il tempo. La gentilezza, infatti, è come un muscolo e come un muscolo può avere dimensioni ed estensioni diverse, e come un muscolo può essere allenata, potenziata, rieducata. Ogni gesto gentile riattiva antiche memorie e cellule del nostro cuore. E sollecita reazioni simili anche in chi ci sta vicino. Se avessimo facoltà di vedere il mondo dall'alto noteremmo in corrispondenza di ogni gesto gentile una piccola luce accendersi (la gentilezza genera luce, e non solo sui piani sottili), quindi pensate a cosa potrebbe accadere in poche settimane se ognuno portasse avanti questo impegno quotidianamente.

Le banconote gentili

METTIAMO IN CIRCOLO LA GENTILEZZA
Un piccola campagna per elevare il tasso ambientale di gentilezza.

Attraverso le banconote possiamo invitare altre persone a compiere un gesto gentile. E' sufficiente prendere una banconota o un post-it e con una matita scrivere sopra la frase: GENTILEZZA GENERA GENTILEZZA. O anche semplicemente l'invito: Impegniamoci a essere gentili. O qualsiasi frase gentile desiderate. Scriviamo con lentezza questa frase, assaporandola, sentendo la bellezza racchiusa nel suo contenuto e in ciò che quel contenuto andrà ad alimentare. Poi usiamo la banconota normalmente, rimettendola in circolo, e lasciando a lei fare il resto. Ovviamente più frasi disperdiamo più gentilezza seminiamo :-) 
(E' possibile utilizzare anche post it, scrivendo una frase simile e attaccandoli nei posti più fantasiosi che incontrate durante la giornata)

Qua due storie dedicate alla gentilezza: https://www.ilgiardinodeilibri.it/speciali/moltiplicazione-della-gentilezza.php

Il desiderio di gentilezza

Se ci trovassimo sul letto di morte e ripensassimo con attenzione alla nostra vita, uno dei primi pensieri che ci assalirebbe sarebbe probabilmente quello di non essere stati abbastanza gentili. 
 Saremmo dispiaciuti per tutte le volte in cui non siamo stati gentili con qualcuno o con noi stessi. 
 Ripenseremmo a quelle volte in cui non abbiamo dedicato attenzione e tempo a un nostro caro, a quelle in cui non abbiamo teso la mano a chi ne aveva bisogno, alle altre in cui abbiamo girato lo sguardo altrove, ignorando chi avevamo di fronte, e, in sostanza, a tutte le volte in cui abbiamo preferito tenere il cuore ben serrato, per paura, pudore o convenzione.
 E a quel punto desidereremo fortemente poter tornare indietro, riavere la possibilità di essere gentili. 
 Abituiamoci a sentirne questa mancanza sin da ora, senza attendere che sia troppo tardi. 

L'egoismo è inutile

Nella vita, chi ricordate con più affetto, con più innegabile simpatia? 

Questo è la domanda che l’11 maggio del 2013 lo scrittore George Saunders pose ai laureandi della Syracuse University, durante il discorso che tenne in quella occasione. La risposta che si diede fu: “Le persone che sono state più gentili con voi, scommetto”. 

Nel suo invito alla gentilezza Saunders esamina quelli che lui ritiene i motivi per cui dimentichiamo di esserlo. 

“Ognuno di noi viene al mondo con una serie di equivoci che probabilmente sono di origine darwiniana. Ovvero: 1) noi siamo al centro dell’universo (cioè, la nostra storia personale è la più importante e la più interessante, anzi, l’unica che conti; 2) noi siamo separati dall’universo (ci siamo noi, e poi, laggiù, tutto l’ambaradan: cani, altalene, le nuvole basse e ovviamente gli altri; 3) noi siamo eterni (la morte esiste, sì, bene: per te, ma non per me). Noi non crediamo davvero a queste cose - livello razionale sappiamo che non sono vere - ma a livello viscerale ci crediamo, e campiamo di queste cose, che ci spingono ad anteporre i bisogni personali ai bisogni degli altri, anche ciò che vogliamo davvero, in cuor nostro, è essere meno esisti, più consapevoli di quello che accade nel presente, più aperti, e più affettuosi. Sappiamo di voler essere così perché alle vuole siamo così, e ci piace”. 

Ed ecco che Saunders pone una seconda domanda da un milione di dollari. “Come possiamo riuscirci? Come possiamo diventare più affettuosi, più aperti, meno egoisti, più presenti, meno fuori dalla realtà?” 

Per Saunders il modo c’è. E per trovarlo ci invita a ripensare ai momenti della nostra vita in cui siamo stati gentili, e a quelli in cui non lo siamo stati affatto, anzi. E ad analizzare cosa ci spingeva in una o nell’altra direzione. Osservare e comprendere i moti interiori che muovevano la gentilezza e quelli che muovevano sentimenti opposti ad essendo. Essendo variabile, per Saunders la gentilezza è anche “migliorabile”. Esistono cioè approcci e pratiche possono effettivamente accrescerla. “Studiare serve. Immergersi in un’opera d’arte serve. Pregare serve. Fare meditazione serve. (…) Inserirsi nel solco di una tradizione spirituale, riconoscere che prima di noi ci sono state schiere di persone davvero in gamba che si sono poste gli stessi interrogativi e ci hanno lasciato delle risposte. Sarebbe strano e controproducente non rivolgersi a queste sagge voci del passato - così come sarebbe controproducente tentare di riscoprire da zero i principi della fisica o inventare un nuovo metodo di chirurgia cerebrale senza aver appreso quelli esistenti”. 

“Siate dei pazienti di voi stessi, bravi, propositivi, anche un po’ disperati - cercate le medicine antiegoismo più efficaci, cercatele con energia, finché vivrete. Scoprite cosa vi rende più gentili, cosa vi libera e fa emergere la versione più affettuosa, generosa e impavida di voi stessi - e cercatelo come se non ci fosse niente di più importante. Perché, in effetti, non c’è niente di più importante”. In tutte le cose che facciamo, dobbiamo “abbondare in gentilezza”. “Fate le cose che vi orientano verso i grandi interrogativi, ed evitare quelle che vi svalutano e vi rendono banali. La parte luminosa di voi che esiste al di là del carattere - la vostra anima, se volete - è fulgida e brillante come ogni altra mai esistita. Fulgida come quella di Shakespeare, come quella di Ghandi, come quella di Madre Teresa. Spazzate via tutto ciò che vi separa da questo luogo segreto, luminoso. Credete nella sua esistenza, imparate a conoscerlo meglio, coltivatelo, condividetene i frutti senza risparmio”.

LE BANCONOTE PARLANTI

Le “banconote parlanti” funzionano, perché trasmettono un messaggio e soprattutto perché trasmettono moltitudini di energie. L’energia che è insita nel significato del messaggio e l’energia che ognuno di noi trasferisce in quelle parole. Mentre muoviamo la matita sulla banconota vi facciamo fluire i nostri sentimenti, il nostro forte desiderio di umanità; le parole che scriviamo sono cariche di intenzione, di amore, luce. Vibrano! Sono come creature viventi, il nostro personale esercito che stiamo mandando in missione “umanitaria”. E inoltre sono preziosi promemoria per risvegliare sentimenti che esistono in noi, anche se non sempre sembra.

# Tornare Umani


Alla ricerca dell'umanità perduta

Non è per un virus che rischiamo di estinguerci, ma per la perdita di umanità.

Il più grande pericolo per la nostra società non arriva dall’esterno, ma da dentro di noi.

Il virus ha accelerato un processo di disumanizzazione che era già in corso da decenni, lo ha portato agli eccessi e ce lo ha sbattuto in faccia con inaudita ferocia così che più nessuno potesse non accorgersene. Questa ferita collettiva non sta segnando l’ora della fine, ma ci sta offrendo la preziosa possibilità di evitarla. Guardiamoci attorno e guardiamoci dentro, prendiamo coscienza di ciò che sta accadendo a noi e alla società che di noi è riflesso. 

Non si tratta di abbandonare le proprie ragioni o divenire più arrendevoli nel difenderle, si tratta di riconoscere che dietro a ragioni opposte, c’è una unica umanità che è stata ridotta o costretta a sentirsi diversa, che non si riconosce più nell’altro e, peggio, lo avverte come un pericolo alla propria sopravvivenza. Da una parte chi si sente discriminato, isolato, deprivato di diritti, libertà, dall’altra chi è stato indotto alla paura e teme per la propria vita, fino al punto di vedere nel prossimo dei pericolosi nemici. 

Torniamo umani” non è un appello a eliminare differenze e distanze, ma a rimanere umani anche, e nonostante, differenze e distanze. Il virus non ci estinguerà, ci sta solo offrendo l’occasione di rinascere. Rinascere migliori, più umani.

Torniamo umani” è un invito che facciamo principalmente a noi stessi. Non è un appello alla disobbedienza ma, al contrario, all’obbedienza, a tornare a obbedire alla nostra vera natura, alla nostra più autentica essenza, all’amore di cui è intrisa. “Tornare umani” non è un atto di resistenza ma di esistenza, di riaffermazione dell’esistenza, dei suoi valori, della bellezza presente nell’esistere e in ogni essere umano. 

Di nulla c’è ora più bisogno che di tornare a essere umani.



Un piccolo gesto simbolico

TORNARE UMANI

Ho pensato a una piccolo gesto simbolico per riportare questo messaggio nelle nostre vite, e farlo circolare di mano in mano, e di cuore in cuore, come si faceva un tempo quando non si era ancora sopraffatti da tecnologia e algoritmi.

Ho scritto a matita il messaggio “TORNIAMO UMANI” su di una banconota di carta e ora la lascio andare…
I messaggi scritti sulle banconote ricordano un po’ quelli lanciati in acqua all’interno delle bottiglie
Se ne vanno in giro per il mondo e arrivano nelle mani di tante persone, per sorprendere i loro sguardi e accendere un piccolo bagliore nelle loro giornate (e nei loro cuori). 
Arrivano sempre nelle mani giuste e da quelle ripartono verso altre e altre ancora…

E’ un gesto semplice, ma efficace, e tutti possono farlo. E funziona.

Aiutiamo l’umanità a rimettersi in circolo. 

(Da oggi sulle banconote che incontro ricopio questo invito, così che risuoni in più luoghi possibili, come una sorta di preghiera, un mantra in movimento... E invito anche voi a fare altrettanto (come peraltro avete già iniziato a fare dalle tante immagini che mi state mandando, vedi foto sotto) 

Le banconote parlanti

Per comunicare un messaggio e diffonderlo a tantissime persone non è necessario passare dai social o sottostare alle fredde logiche degli algoritmi. Si può ancora farlo con il passaparola o in questo addirittura utilizzare una sorta di "passamani"... Le banconote sono un modo efficace per veicolare un messaggio. I messaggi scritti sulle banconote assomigliano a quelli contenuti all’interno delle bottiglie e affidati al mare. Se ne vanno in giro per il mondo in cerca di un destinatario, per sorprenderlo e riscaldare il suo cuore. C'è un che di romantico in questo passa mano, che nel caso delle banconote non si limita a raggiungere una sola persona ma tantissime migliaia. Una banconota in pochi giorni passa in centinaia e migliaia di mani, pensate quindi cosa può fare un messaggio scritto da migliaia di persone su migliaia di banconote... esatto, può raggiungere milioni di persone. E pensate quale effetto se il messaggio, come nei casi di queste campagne, è un messaggio di amore...
Le due iniziative che vedete in questa pagina ("TORNARE UMANI" e "La catena della Gentilezza") sono state realizzate attraverso l'uso di banconote, ma ognuno può inviare il messaggio che sente più vicino al proprio cuore o anche un verso di una poesia...

Perché l'umanità trionferà

La storia mostra come le epidemie abbiano dinamiche simili indipendentemente dai tempi e dai luoghi in cui si svolgono.

Generano psicosi e follia collettiva, che determinano un progressivo deterioramento del vivere civile. La paura spinge gli uni a odiare gli altri, crea nemici da combattere o evitare. In queste fasi l’“umanità” è sempre messa a dura prova, sembra che di essa niente rimanga, eppure ogni volta e in ogni tempo, è solo e sempre richiamandosi a essa e riaffermandone con forza i suoi principi cardine che se ne esce. Già, perché sempre se ne esce, questo è l’altra ineluttabile costante. Sempre ne esce e sempre se ne esce migliori.

Le epidemie così come ogni momento buio della storia hanno una funzione catartica ed evolutiva, rappresentano lo shock necessario a una società per avanzare, per entrare in una fase completamente nuova. Questi grandi eventi epocali segnano sempre un passaggio, sono funzionali e indispensabili a esso. Una società vecchia muore, una nuova nasce. E lo stesso avviene nelle persone.

Restare centrati

E’ proprio in questa fase dove ci sentiamo come in un mare agitato, in balia di onde e correnti incerte, che c’è ancora più bisogno di rimanere saldamente ancorati al nostro centro, mantenendo viva e vibrante l’umanità che in esso risiede, quel sentimento del bene che è innato in ogni persona e che ne è nucleo fondante. Non lasciamo che i venti concitati di questi tempi ci allontanino dalla nostra rotta e soprattutto da chi siamo. Dalla nostra umanità. Tiriamo un profondo e prolungato respiro, e recuperiamo quella centratura, che è fondamentale per affrontare i tempi che ci attendono, e rendere ogni nostra azione più forte ed efficace.

Torniamo UMANI



E' tutto nelle nostre mani

In questo delicato periodo storico la lotta decisiva non si sta consumando fuori, tra persone o fazioni di persone, ma dentro, tra le diverse parti che determinano il pensiero e l’agire di ogni persona. E’ questa la battaglia più lacerante. Tolstoj nei suoi diari ricordava l’importanza di questa contrapposizione interiore. 

“Durante la vita cosciente, l’uomo può spesso avvertire in se stesso due diversi esseri - scriveva - uno è cieco, e percepisce la realtà soltanto attraverso gli altri sensi del corpo; l’altro è l’essere che vede, ed è l’essere spirituale. L’essere cieco, animale, mangia, beve, riposa, dorme, procrea, e si muove così come si muove una macchina a cui è stata data la carica; l’essere spirituale, che è invece è dotato della vita, e che è congiunto all’essere animale, non fa nulla di per sé, ma si limita a vagliare l’attività dell’essere animale, e se questa attività coincide con lui, essere spirituale, allora egli l’approva, mentre essa discorda da lui, egli non l’approva”. 

Noi possiamo scegliere di silenziare l’essere spirituale, la nostra coscienza, e lasciare che sia l’essere animale a guidarci con le proprie paure, le proprie reazioni meccaniche, sprofondando ancora di più in un sonno sordo e avvolgente,  o invece possiamo ascoltare il grido di ciò che in noi è spirito, di ciò che in noi è vita e vita reclama, e partecipare con consapevolezza a un processo di rinascita collettiva che, con noi o senza di noi, condurrà a una nuova luminosa fase storica. 

Arriverò un giorno a non dipendere da alcuna influenza esterna? - si chiedeva Tolstoj, individuando in quel momento il massimo traguardo per l’uomo, in quanto nell’uomo “che non dipende da alcuna influenza esterna, lo spirito con le sue esigenze prevale necessariamente sulla materia, e allora l'uomo realizza il suo scopo”.

L’uomo che si risveglia dal sonno e spezza le catene con l’esterno e con il tempo, è un uomo libero. E in ogni uomo libero la sua umanità risplende e contagia...

Torniamo a essere umani!

La luce che prevale sulle tenebre


Ciò che mi provoca maggiore dolore non è l’odio nelle sue manifestazioni, ma il processo di normalizzazione dello stesso nella nostra società. Questi due anni hanno stravolto il comune senso dell’odio e ne è mutata la percezione. Odiare non solo è tollerato dalla massa, ma ti uniforma a essa, in alcuni casi persino eleva... una peculiarità distintiva e polarizzante, che genera consensi (i personaggi più seguiti sui social sono quelli che più insultano e disprezzano il prossimo). E in qualsiasi società dove l’odio diviene ordinario, si finisce per odiare senza più neppure accorgersene. 

 

Questo è il quadro, ma c’è dell’altro... 

 

Anche in questa fitta rete di desolazione la luce continua a filtrare, e la si vede in tanti frangenti, manifestarsi in tanti piccoli gesti. La fiamma del bene è rimasta accesa, eccome se lo è rimasta. Chi è attento alla voce del cuore lo sa, lo sente e lo vede. L’umanità è pronta a riaffermarsi, non ho dubbi su ciò. E su quale sarà l’esito finale. Siamo nati in questo periodo storico proprio per vivere ed essere partecipi e protagonisti di questo importante passaggio epocale. Come tutti i periodi di transizione, quelli che vanno a chiudere un ciclo e aprirne uno completamente nuovo, sono periodi impegnativi, travagliati, e lo sono proprio perché vanno a ribaltare, rivoluzionare e annientare tutto ciò che era vecchio: paradigmi, idee, strutture di pensiero, modelli comportamentali, modelli sociali, culture, leggi e soprattutto le persone stesse. Non si può pensare di approdare al nuovo rimanendo vecchi, rimanendo gli stessi. I periodi di transizione sono i più difficili perché implicano una trasformazione, un salto evolutivo dei singoli; il loro scopo è proprio quello di preparare l’umanità, farla maturare, evolvere, per renderla pronta e adatta a qualcosa di totalmente nuovo che l’attende. 🌎💚